Il costo terapeutico

Ogni percorso psicoterapeutico o psicologico clinico deve prevedere due aspetti essenziali: l’impegno delle proprie risorse mentali da parte del richiedente concretamente indirizzato verso la soluzione (guarigione, superamento del periodo o gestione del problema) ed il suo impegno economico concordato con il professionista in base a parametri trasparenti.

Ogni lavoro ha un costo, ogni costo ha una spiegazione trasparente e chiara.

In primis, ogni psicoterapeuta, in quanto tale ha dovuto seguire un percorso di studi universitari, ha dovuto sostenere un percorso di tirocini di almeno 1000-1700 ore non retribuiti, l’esame di abilitazione alla professione, l’iscrizione all’Ordine Regionale, seguire una scuola di Specializzazione necessaria per diventare psicoterapeuta, fare dei corsi di aggiornamento, dei master, seguire un percorso di supervisione con un altro professionista.

In secundis, ogni psicoterapeuta, in quanto libero professionista, deve provvedere autonomamente a sostenere dei costi specifici quali i versamenti all’ente previdenziale (ENPAP), la propria assicurazione professionale, l’iscrizione all’Ordine professionale regionale, spese di cancelleria, l’eventuale affitto dello studio con le relative spese, il pagamento del proprio commercialista, le tasse relative alla Partita Iva, ed altri costi quali ad esempio la cura dei dati sensibili.

In tertiis, ogni psicoterapeuta deve aggiornarsi periodicamente, pertanto deve comprare libri o riviste di settore per poter implementare il proprio bagaglio tecnico e culturale.

Infine, ogni psicoterapeuta è anche un essere umano che deve provvedere a mantenere un decoro personale e professionale.

La trasparenza e la chiarezza del costo, prevedono che il professionista non abbia ogni volta bisogno di esplicitare ognuno di questi punti, ma che sia già socialmente condiviso che al lavoro debba essere attribuito un opportuno compenso monetario direttamente proporzionale al costo del percorso formativo e professionale.

A questa visione oggettiva del costo della terapia, va integrata anche la visione terapeutica del costo medesimo.

Lo psicoterapeuta dovrebbe in effetti sancire un patto sociale con il paziente, stabilendo un costo della terapia che sia significativo per il paziente, ma non superiore alle sue possibilità né eccessivamente inferiore. Questa visione del costo manterrà anche l’effettiva motivazione del paziente a portare a termine il percorso e lo gratificherà maggiormente ogni volta che otterrà dei risultati.

Se il paziente si trovasse a dover affrontare dei costi troppo onerosi probabilmente svilupperebbe una grande frustrazione nei confronti del terapeuta che vanificherebbe il lavoro svolto e produrrebbe degli anticorpi stereotipici negativi nei confronti delle categorie PSI.

Se al paziente venisse offerta la possibilità di pagare ogni seduta ad un costo molto inferiore alle sue aspettative o non trarrebbe alcun giovamento dal percorso svalutandolo contrariamente alle reali capacità e preparazione del professionista, o rimarrebbe incatenato ad una situazione vincolante col professionista probabilmente senza produrre nessun miglioramento significativo rispetto alla situazione iniziale.

Il costo terapeutico è quindi un compromesso, un patto sociale ma soprattutto un patto terapeutico tra il paziente motivato ad un percorso avente un obiettivo chiaro ed il professionista o psicoterapeuta che ritenga di poterlo seguire in base alle sue competenze, e che tenga in considerazione o chiarisca sia le condizioni oggettive che soggettive implicite sinora esposte.

Esistono al momento attuale delle circostanze economiche e sociali sfavorevoli che sono da tenere in considerazione, ma si consiglia anche di precisare che la ricevuta di tipo sanitario può essere detratta dalle tasse e che, qualora non ci si voglia rivolgere ad un professionista privato, esistono delle soluzioni nella sanità pubblica altrettanto valide.

Si vuole però sottolineare che, anche qualora ci si rivolga al pubblico, dovrebbe essere sostenuto un costo minimo, significativo e ponderato, altrimenti non si fornirà una soluzione terapeutica ma un’assistenza pietistica controproducente, tendenza propria di alcuni servizi assistenziali erogati indiscriminatamente e gratuitamente, che non renderà consapevole il fruitore del proprio percorso, né della validità del servizio erogato né del decoro e professionalità dell’operatore.